Ragù di braciole

Perché mi stai così addosso, spostati, voglio respirare, mi dà fastidio la tua puzza”.
“Io non puzzo, sei tu che non mi lasci respirare”.
“Quando la smetterete di litigare?”.
“Ma tu non potresti per una volta farti i fatti tuoi?”.
“Non mi chiamerei Prezzemolo se non mi ficcassi dappertutto”.
“Va bene, stavo cercando di spiegare ad Aglio un concetto un po’ difficile da capire per lui e si è subito offeso”.
“Vedi Aglio, non devi essere permaloso perché Cipolla ti stima. Avete le stesse origini. Tremila e cinquecento anni di storia! Eravate il solo nutrimento per gli schiavi che costruivano le piramidi”.
“Ma tu, Prezzemolo, come fai a conoscere la nostra storia?”.
“Cipolla mi dà ripetizioni, quando tutti dormono”.
“D’accordo, non me la prendo, prometto di stare attento. Cipolla, scusami, non ti interrompo più”.
“Vi stavo dicendo, e scusate se mi uso come metafora, che l’organizzazione del totalitarismo è, in una immagine semplice, simile alla struttura di una cipolla. Vi è chiaro?”.
“Proprio chiaro non direi. Prezzemolo, tu che ne dici, ti è chiaro?”.
“No, però sentiamo come va a finire”.
“Al centro c’è il Capo, circondato dai membri del partito, circondato dai simpatizzanti, circondato dalla gente”.
“E ogni strato della cipolla funziona come filtro della realtà per gli strati vicini?”.
“Bravo Aglio, lo vedi che se stai attento capisci anche tu? Andiamo avanti: il capo ha sempre ragione così che l’intera organizzazione si identifica in lui in modo da creare un mondo fittizio”.
“Che altro non è che la creazione di una copia del mondo reale”.
“Prezzemolo sei magico, è proprio così. E in quella copia del mondo Lui instaura il suo potere alimentato da menzogne e da minacce velate per destabilizzare gli avversari”.
“E come reagiscono gli avversari?”.
“All’inizio sono totalmente destabilizzati. Il Capo-nemico sposta il potere come gli pare, si avvale dei mezzi del dire mantenendo un apparente stato legale che modifica continuamente con norme che rafforzano il suo potere delirante”.
“Ma questo non può continuare all’infinito!”.
“E infatti, fuori della cipolla totalitaria, l’individuo prende coscienza e si moltiplica in milioni di simili e ribalta il mondo fittizio”.
“Ora dormiamo Cipolla, sei bravo tu a interpretare questo mondo, grazie e buonanotte”.
Prezzemolo finse di spegnere le foglie e di dormire ma guardava con ammirazione Cipolla e con tenerezza Aglio. L’indomani Cipolla avrebbe onorato il suo ruolo “soffocando” il suo ardore insieme a un battuto di guanciale rosolato nell’olio insieme alle braciole di manzo con dentro, uniti, Prezzemolo e Aglio, stretti l’uno accanto all’altro, che avrebbero riprodotto l’alchimia del sapore con l’aiuto di Pepe e Sale. Intorno a loro il rosso Pomodoro strizzava l’occhio a Cipolla: quel mostruoso disegno totalitario che mira ad ottenere il dominio permanente del singolo era stato smascherato e il ragù seguiva il suo corso liberatorio balbettando nel tegame di terracotta i suoi primi vagiti di democratica felicità.
Prezzemolo piangeva lacrime dalle sue foglie e non sapeva se era il profumo acre di Cipolla, o la gioia di non appartenere a un mondo vacuo, o il pensiero di aver sentito forte il richiamo delle sue origini, quando nell’antica Grecia il suo compito era di onorare le tombe dei defunti. Quest’ultimo pensiero aprì le sue foglioline al sorriso e chiuse gli occhi, chiamando a raccolta le sue sorelle perché crescessero in tante e così in fretta da ricoprire quella terra che ospitava il tiranno, per imbrigliarne lo spirito nell’eventualità di un disperato risveglio.