Matrix, diritto di replica

Se non avete visto il dibattito tra Berlusconi e Rutelli a Matrix, non avete nessuna scusante, ché è andato perfino in replica sabato sera su Italia1. Già questo la direbbe lunga su quale sia stato l’esito del dibattito. Ma la verità è che a Mediaset conoscono bene il loro mestiere e sapevano che la parte più divertente del confronto, quella che si era trasformata in vero spettacolo, quella – per intenderci – in cui Rutelli alzava gli assist al presidente del Consiglio che prontamente li calciava in rete, quella parte era andata in onda troppo tardi, tagliando fuori una fetta importante di telespettatori. Occorreva quindi una provvidenziale replica.
All’inizio i due contendenti erano contratti, un po’ nervosi, ma preparati. Seguivano scrupolosamente il compito che era stato loro assegnato dall’allenatore e presidiavano la loro fascia di campo. Parevano perfino gentili l’uno con l’altro. Ma poi hanno preso confidenza e hanno capito che si poteva giocare a tutto campo. Hanno capito, cioè, che il conduttore della trasmissione non aveva la minima intenzione di condurre il gioco, anzi, se avesse potuto, probabilmente si sarebbe seduto in mezzo al pubblico a seguire anche lui l’evento. E non escludiamo che a un certo punto non l’abbia fatto davvero, visto che per minuti interi non c’è stata traccia della sua presenza. Poiché, infatti, di contraddire il presidente del Consiglio non se ne parlava proprio e quindi – data la sua imparzialità – neanche di contraddire l’esponente dell’opposizione, i due hanno cominciato a fare allegramente un po’ quel che volevano. Nessuno qui, sia chiaro, ha intenzione di lamentarsene (anche se qualcuno avrebbe forse dovuto avvertire Rutelli che recitare il solito ruolo del “piacione” contro Berlusconi è come fare un concorso di bellezza contro Miss Italia: si apprezza l’impegno, ma il risultato è un po’ scontato). Da questa autogestione la trasmissione non poteva che trarre giovamento: Berlusconi dettava i tempi, lui il ritmo ce l’ha nel sangue, e Rutelli aveva la sua bella lista di domande, che di quelle del conduttore non si fidava mica. Mentana si limitava a cercare di interromperli, non riuscendovi quasi mai. E’ arrivato perfino a pregare Rutelli, “come consiglio”, di leggere una domanda alla volta e aspettare la risposta. Il culmine si è toccato però verso l’una di notte. E’ stato solo allora, infatti, che i protagonisti si sono resi conto che un’altra conduzione era possibile. E’ stato quando Mentana ha cercato di interrompere una replica di Berlusconi per mandare la pubblicità. Il presidente del Consiglio ha spiegato con tranquillità che non aveva nessuna intenzione di aspettare la pubblicità, perché dopo l’interruzione il pubblico in ascolto sarebbe stato diverso da quello che aveva appena sentito la requisitoria del suo rivale. A quel punto l’impavido conduttore, che per l’opportuna risposta avrebbe avuto a disposizione tutto un campionario di grandi classici, ha pensato bene di tacere e farlo replicare. E’ stato il punto di non ritorno. Il blocco pubblicitario è saltato: perché poi Rutelli ha voluto replicare a sua volta, e Berlusconi naturalmente ha replicato alla replica, e così via per altri venti minuti. Non era più un dibattito, ma un grande gioco di società: avrebbe vinto chi fosse riuscito ad avere l’ultima parola prima della pubblicità. E’ stato allora che Berlusconi ha capito che c’era un unico modo di vincere la sfida: terminata l’ennesima contro-replica, ha lanciato lui stesso la pubblicità. E Mentana diligentemente ha eseguito.