Come molti avevano facilmente pronosticato, Silvio Berlusconi ha tenuto le più scottanti rivelazioni dei suoi dossier per le ultime settimane...
Mese: Marzo 2006
La filosofa Luisa Muraro ha riproposto la questione della verità in democrazia (Il manifesto, 21 marzo). Lo spunto è offerto...
Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio...
Venerdì sera Carolina Kostner è scesa in pista a Calgary per l’esercizio obbligatorio dei campionati mondiali di pattinaggio artistico. Parte...
Io sono convinto che la società civile sia una cosa buona. E’ fatta di gente che lavora sodo, la società...
Capita che i risvolti più comici e dissacranti della vita vengano fuori nei momenti di profonda prostrazione fisica e morale....
Il “tardo album solista del membro di una storica band” è un genere doppiamente negletto. Ai dubbi sulla capacità del...
L’ ultimo capitolo dell’autobiografia intellettuale di Nanni Moretti, Il caimano, lascia a Silvio Orlando il ruolo del protagonista (che in...
Quello che sta accadendo in Francia è l’esempio di quello che potrebbe presto accadere in Italia. Dalla rivolta autodistruttiva degli...
La campagna elettorale reale scorre via serena come non mai, fra Prodi che annuncia di voler unire gli italiani e Berlusconi che snocciola i risultati raggiunti dal suo governo. La peculiarità del nuovo sistema elettorale, in cui per far vincere una coalizione bisogna votare una delle liste che la compongono, fa sì che non ci siano messaggi istrionici di candidati ansiosi di farsi notare, ma milioni di lettere e volantini, prodotti dai partiti nazionali e uguali in tutta Italia incentrati, in modo sin troppo pedissequo, sui contenuti dell’azione di governo che ciascuno prospetta agli elettori, milioni di facsimile e manifesti che spiegano come si vota. Una campagna visibile, ma assai meno costosa, in cui, per di più, la politicizzazione del messaggio rende assai meno condizionante il ruolo di chi la finanzia…
Che le cose in Iraq, a tre anni dall’inizio della guerra, non stiano andando secondo le previsioni sta diventando senso comune anche negli Usa. Tanto da cominciare ad avere forti riflessi politici interni. Dapprincipio sono stati gli analisti a registrare la necessità di una svolta: per Kenneth Pollack “la ricostruzione in Iraq non è condannata a fallire, ma l’Amministrazione Bush non ha ancora una strategia che ha probabilità di riuscire”. Nel rapporto, intitolato “Una nuova strategia per l’America in Iraq”, si scrive poi che ci sono “due problemi separati ma interrelati: una insurrezione e uno stato ‘fallito’; gli Stati Uniti hanno devoluto considerevoli energie e risorse a combattere l’insurrezione, ma usando una strategia sbagliata. Comunque ancora più dannoso è stato il fallimento nel ricostruire lo stato iracheno ‘fallito’...
Cara Left Wing – Dopo avere profuso tanto impegno nella battaglia referendaria, mi pare che stiate sottovalutando il tema della...