Beccaria mi deve pubbliche scuse

Egregio Direttore – Le scrivo per lamentarmi di quel cascamorto di mio marito, insegnante liceale prima e blogger illustre poi, nonché collaboratore della Sua rivista. Le sembra mai possibile che un uomo della sua età (va per la quarantina, e si vede), felicemente coniugato da tredici anni, fidanzato con me da quando ne aveva venti, riceva ogni giorno decine di email da ragazzine adolescenti che si firmano con nomi improbabili pieni di acca tipo Deborah, Jessicah e Samantah? Le pare serio? E le pare credibile la scusa che il fedifrago accampa, che si tratti cioè di sue studentesse alla ricerca di indicazioni bibliografiche o di informazioni sulle date delle future interrogazioni? Sono cose che interpreto come lesive della mia dignità. A mio marito chiedo quindi pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente, e con l’occasione chiedo anche se, come il personaggio di Nabokov, debba considerare mio marito uno squallido Humbert Humbert. RingraziandoLa per avermi consentito attraverso questo spazio di esprimere il mio pensiero, La saluto cordialmente
Raffaella Tavan