La seconda chance

Cara Left Wing,
sono passati ormai tre anni dal mio primo appuntamento con M.; sembra ieri, vero? Comunque: ho seguito il tuo consiglio e gli ho dato una chance. E poi si sa, da cosa nasce cosa, ho dimenticato P. e mi sono messa con M. Tutto posso dire tranne che sia stato un periodo noioso, e d’altra parte non ci voleva molto a immaginarselo: lui è così, frizzante, pieno di energia, guascone. Avevo bisogno di una ventata di aria fresca nella mia vita, di un rinnovamento. Ho buttato via molte cose, ho tagliato i ponti con altrettante persone e mi sono gettata in quest’avventura con lui.

Per un po’ è andata bene: viaggi, risate, grandi progetti, i suoi amici del circolo. Bello, davvero. Però nella vita quasi tutto si consuma e finita l’ubriacatura dello stato nascente ho iniziato a vedere le cose per com’erano davvero. Sai, se il progetto è diventare regina e poi ti ritrovi con una notte in un tre stelle di Bellaria (ottanta euro la doppia, colazione inclusa) il dubbio di aver preso una cantonata ti viene. Non voglio suonare ingenerosa, M. aveva le sue difficoltà e forse io mi ero fatta troppi film mentali immaginandomi chissà cosa, anche quello che lui non mi aveva promesso; sta di fatto che abbiamo iniziato a discutere inframmezzando gli alterchi con pause di reciproca indifferenza. Vai avanti così un mese, due, sei, nove: capisci anche tu che alla lunga la corda si spezza.

E così io e M. ci siamo separati. «Restiamo amici», ci siamo detti. Non sembrava una cosa difficile, siamo persone civili in fondo, ben educate, gente a suo modo “di mondo”. Purtroppo la calma è durata solo qualche settimana, poi quando io ho iniziato a uscire con P. la mia vita è tornata a essere un inferno: M. ha preso malissimo questa cosa di P., «cosa ci trovi in quel vecchio» mi scriveva su WhatsApp, «quando stavi con me non avresti mai accettato una cena nel ristorante del carcere»,  insomma ogni cosa che facevo con P. gli dava motivo per infastidirmi. Messaggi, telefonate, appostamenti serali davanti al portone del mio palazzo (continuo ad abitare da sola, cara Left Wing, perché ho seguito il tuo consiglio: ho dato a M. una possibilità, ma mi sono tenuta la casa), post su facebook, commenti sulle bacheche degli amici comuni. A volte quando mi sveglio di notte per andare a bere ho paura di trovarmelo lì in camera e mi sono ritrovata a pensare se non sia il caso di comprarmi un’arma per difendermi, se mai dovesse succedere. Un inferno, credimi.

Insomma, cara Left Wing, sono passati tre anni e sono tornata al punto di partenza, combattuta e divisa tra un giovane energico e possessivo e un anziano che mi dà tanta sicurezza quanta sonnolenza. Sono stufa, stanca, e ogni tanto mi viene la tentazione di un colpo di testa e fare uno squillo a B., che fa finta di snobbarmi ma mi fa la corte da mesi. Come tre anni fa ti prego, dimmi cosa devo fare, posso fidarmi solo di te.
Tua,
S.

Cara S., è un momento difficile per tutti, lo sappiamo: i vecchi punti di riferimento sembrano venire meno e i nuovi si dimostrano poco affidabili. Ma non è una buona ragione per farci prendere anche noi dalla paranoia collettiva di questi tempi. Suvvia, M. non è un mostro, lo sai anche tu: se anche una sera dovessi trovartelo in casa, il peggio che ti può capitare è di sorprenderlo a rubare un gioco della playstation ai tuoi figli, sostenendo che era sempre stato suo e loro non avevano nessun titolo per tenerselo. Sarà magari un poco di buono, ma non è un buono a nulla. Meglio dare un’altra chance a lui che tornare su vecchie strade che non portano da nessuna parte, come sai già per dolorosa e pluriennale esperienza.