Uniti

Tomaso Montanari e Anna Falcone, che poche settimane fa hanno riunito al teatro Brancaccio tutti i partiti, comitati e realtà associative intenzionati a dare vita, finalmente, a un grande soggetto unitario della sinistra, non hanno partecipato all’iniziativa promossa il primo luglio dal Campo progressista di Giuliano Pisapia, dal Movimento democratico progressista di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, dalla Sinistra italiana di Nicola Fratoianni e Stefano Fassina, con tanti altri movimenti e realtà associative, tutti accomunati dall’obiettivo di dare vita, finalmente, a un grande soggetto unitario del centrosinistra. Nonostante il nome dell’iniziativa fosse «Insieme. Nessuno escluso», il nascente movimento unitario di Montanari e Falcone non si è sentito sufficientemente incluso, dopo aver saputo che ai suoi leader non sarebbe stato permesso di intervenire dal palco. A parziale giustificazione dei due autorevoli professori, va detto che alla loro iniziativa unitaria, dal palco, aveva potuto intervenire anche il demoprogressista Miguel Gotor. A parziale giustificazione di Pisapia, va detto che non appena Gotor lo aveva nominato, da quella platea era partita una pioggia di fischi e contestazioni che nemmeno il congresso socialista con Berlinguer ai tempi di Craxi. A totale giustificazione degli osservatori più scettici, infine, va detto che lo sforzo inclusivo di Pisapia ha già prodotto la prima scissione, con Fratoianni che dopo avere ascoltato in piazza il discorso di Pisapia lo ha trovato poco chiaro. E con lo stesso Montanari che lo ha definitivamente bocciato perché «poco coraggioso», negandogli così anche l’unica virtù che mai ci saremmo sognati di mettere in dubbio in chi oggi voglia provare a mettere insieme tutta l’infinita serie di partiti e movimenti, leader e intellettuali decisi a dare vita, finalmente, a un grande soggetto unitario della sinistra: il coraggio.