Comunità

Fa un po’ specie Gennaro Migliore, capogruppo di Rifondazione alla Camera, quando parla di violazione di “un patto tra noi”. “Per me il senso di appartenenza ad una comunità è molto forte – dice fichtianamente al Corriere della sera – e quando si compiono azioni politiche che danneggiano questa comunità, mi incazzo molto”. Certo, quei no a Montecitorio contro il finanziamento delle missioni bruciano anche più di un’incazzatura. Ma tirare in ballo il ceppo etnico fa molto Braveheart, sa di organicismo e qualcuno potrebbe pure scambiarlo per fascismo. Forse Lucia Annunziata ha ragione quando si chiede “e cosa altro dovrebbero fare? Sarebbe una migliore lezione di etica politica se, una volta seduti sugli scranni, tutti loro cambiassero opinione?”. Il problema semmai è un altro e risale ai tempi della stesura delle liste, quando il clan è stato allargato probabilmente troppo. Rendersi conto soltanto ora – dopo che si è fatto mettere l’orecchino anche al nonno partigiano – che la vecchia famiglia non regge più è francamente singolare. Ciò detto, si spera che al Senato alla fine prevalga la scelta razionale e pragmatica per il sì. Nonostante i poco convincenti richiami ai valori del tartan.