La crisi del cinema italiano è la crisi della società italiana, ha scritto (in estrema sintesi) Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera. La crisi del cinema italiano è la crisi di un linguaggio cinematografico, ha scritto (in estrema sintesi) Eugenio Scalfari su Repubblica. E naturalmente non si può non dare ragione e torto a entrambi. Per farlo, però, si finisce risucchiati in questioni di critica estetica, che attengono al modo…

Se Heroes arriva proprio ora sui nostri schermi, di certo non può essere una coincidenza. Gli aridi materialisti votati all’insipido razionalismo pensino pure che l’unica vera ragione sia riconducibile ai responsabili del palinsesto di Italia1. Tecnicamente è così. Ma noi che passiamo il tempo a individuare indecifrabili corrispondenze tra telefilm americani e tutto ciò che ci circonda non possiamo fermarci a semplici fatti contingenti.

“Bergman ha spinto il più lontano possibile il nichilismo del volto, cioè il suo rapporto nella paura con il vuoto o l’assenza, la paura del volto di fronte al proprio nulla”. Possiamo prendere queste parole di Gilles Deleuze come la cifra più esemplificativa della carriera cinematografica di Ingmar Bergman, maestro indiscusso del cinema mondiale spentosi nei giorni scorsi all’età di ottantanove anni.

C’era una volta una signora squattrinata, nota come Joanna Rowling, che in treno ebbe un’idea. In dieci anni la distribuì su sette libri, sempre più diluiti e istericamente attesi, fino al delirio del 21 luglio scorso, quando tutte le librerie si sono aperte nel cuore della notte per consentire agli italiani impazienti – e magicamente padroni della lingua inglese – l’acquisto di “Harry Potter and the Deathly Hallows”.

Domanda: nel grande crogiuolo del nuovo Partito democratico ci sarà spazio per il materialismo? Si capisce che la parola sia impronunciabile per chiunque voglia credibilmente candidarsi alla guida del Pd. Eppure, in tutto questo parlare di ideali, valori, fini e identità, non mi riesce di non domandarmi se vi sia un modo per farla circolare ancora, quella spudorata parola, che nessuno si può permettere oggi di sventolare orgogliosamente…

C’è chi ha staccato il telefono, chi ha deciso di non acquistare i quotidiani per tutto il fine settimana, chi ha scelto di tenere spenta la televisione, perdendosi anche il gran premio di Formula Uno o il film di prima serata – la prudenza non è mai troppa – e chi ha evitato persino il contatto con amici e conoscenti. C’è chi è caduto per avere accettato incautamente un foglio di freepress all’ingresso della metropolitana, chi per aver scaricato…