Una volta qui era tutto romanticismo

Non so se la sociologia si sia occupata del fenomeno, e dunque non dispongo di elementi certi, ma credo che non sarebbe difficile dimostrare, dati alla mano, che in prossimità di cambiamenti del costume di un paese, il numero di stupidaggini che vengono dette a proposito del cambiamento imminente aumenta fragorosamente. Come le doglie prima del parto. In mancanza di una dimostrazione scientifica, è comunque prudente adoperare, soprattutto su argomenti eticamente sensibili come i pacs, il cosiddetto rasoio di Hanlon, il quale raccomanda caritatevolmente di “non attribuire a consapevole malvagità ciò che può essere adeguatamente spiegato come stupidità”. Forte di un così tagliente strumento, mi sono accostato, tra i tanti, all’articolo pubblicato sabato, in prima, dalla Stampa, a firma (quel giorno, ahimè, le firme c’erano) di Antonio Scurati. Titolo suggestivo: “Pacs contro l’amore romantico”. E già uno capisce che solo un fine scrittore può offrire uno sguardo così radicalmente diverso su una materia di cui tutti gli altri discutono in maniera troppo prosaica e conformista. Vi offro allora subito il suo sguardo, mettendo tra parentesi quadre i punti di possibile applicazione del rasoio: «Io, laico e progressista, [dichiarazione che vuole dimostrare quanto sia fededegno l’autore] mentre pretendo il riconoscimento dei diritti personali all’interno delle coppie di fatto [una formulazione degna, per scivolosità, del miglior Rutelli], m’immalinconisco [lacrimuccia] per il tramonto dell’amore romantico [davvero romantica quest’idea del tramonto dell’amore romantico!] che quest’ennesimo lume del progresso porta inevitabilmente con sé [sono laico e progressista, ma anche responsabile: non è che siano stati accesi troppi lumi?]». Sarei curioso di sapere quali film vede e quali libri legge e quali quadri apprezza Scurati, per capire quali e quante pagine, quali e quanti fotogrammi e dipinti romantici saranno cancellati dalla legge sui pacs – se e quando la legge ammazza-romanticismo si farà.
Ma – sembra incredibile – non è nel passo citato, bensì nel resto dell’articolo che Scurati dà il meglio di sé. Perché è lì che ricorre al vocabolario dell’intellettuale serio e profondo: quando infila (tutti insieme in un solo articolo) il nichilismo sessuale, la metafisica, l’assoluto a misura d’uomo, la secolarizzazione e la mortalità, il nulla e l’eternità. Nientemeno. Il lettore, tramortito, è costretto a pensare quanto misero e sprovveduto sia, lui che, a proposito dei pacs, lungi dal ragionare a cotanta altezza, stava dabbasso a chiedersi cosa succede, con i pacs, in tema di diritti, di eredità, di reversibilità della pensione, di malattia del partner. Roba da ragionieri, mentre l’amore romantico se ne va.
Ma poi: perché se ne andrebbe? Scurati spiega, paziente: il matrimonio è una promessa d’amore eterno. Per darla, non importa essere credenti, non importa neppure se quella promessa non sarà mantenuta: importa credere nel giuramento eterno. Ora però, aggiunto che per giurare romanticamente non importa neppure il profilo pubblico del giuramento, non si capisce come la legge sui pacs impedirebbe a Scurati (e agli ultimi inguaribili romantici) di giurare dove si vuole tutto quello che si vuole. Tutt’altro! Non è romantico pensare a due innamorati che si giurino amore eterno nonostante i pacs, nonostante il mondo? È così romantico l’amore contrastato, che si potrebbe persino sospettare che i pacs creino le migliori condizioni per un revival di eroico romanticismo.
Il fatto è che la litania di Scurati è veramente insopportabile. E non solo per difetto di ragionamento. Insopportabile è l’idea che il mondo in cui i diritti di tutti siano parimenti rispettati (perché di questo al fondo si tratta) sia un mondo prosaico, grigio, livellato, privo di cose autenticamente grandi come i grandi amori romantici, e che ci arriviamo in pura perdita: guadagnando quel che in fondo abbiamo diritto di guadagnare, ma perdendo la vera cultura, una vita vasta e profonda, e aspirazioni nobili. Scurati può dirsi laico e progressista tutte le volte che vuole, ma non c’è molto di progressista in convinzioni del genere. E non vorrei che Scurati avesse già perso un bel po’ di quella vera cultura necessaria per accorgersene.
Quanto ai pacs, non sono riuscito a trovare altri argomenti contrari oltre ai seguenti: a) i pacs minano la famiglia, b) i pacs minano la società, c) i pacs omologano cose tra loro profondamente diverse. (Aggiungo a futura memoria, non dovendosene a quanto pare discutere adesso, che gli argomenti che saranno proposti quando e se si farà questione del matrimonio tra omosessuali apparterranno alla stessa tipologia). Li discuto molto brevemente, solo per imbattermi alla fine ancora una volta in Antonio Scurati. A proposito di c) osserverei che è un argomento assai lacunoso, perché manca di dimostrare l’essenziale, che cioè l’omologazione in questione sia di qualche danno per qualcosa o per qualcuno. Questo dipende dal fatto che l’argomento di tipo c) riposa in realtà su quello di tipo b). Ma a b) va semplicemente obiettato che i molti paesi europei in cui i pacs sono stati introdotti non sembrano molto più minati del nostro. L’argomento di tipo a) viene a rincalzo: quel che propriamente è minata, è la famiglia. Ma poiché la legge sui pacs non obbliga nessuno a disfarsi del proprio nucleo familiare o a non formane uno, chi sostiene a) sostiene in realtà che una volta introdotti i pacs a fianco del matrimonio, la possibilità di scelta eroderebbe l’istituto matrimoniale. Ma questa tesi ha qualche valore solo se si presuppone che i pacs siano un cattivo esempio. Orbene, il fatto è che proprio questo, che l’esempio sia cattivo, si deve non presupporre, ma dimostrare.
Ma, a parte queste sottigliezze (che sottigliezze evidentemente non sono, poiché mostrano come i pregiudizi siano chiamati a riempire carenze argomentative, tanto più gravi quando su di esse riposano situazioni palesemente discriminatorie) è l’esempio cattivo quello che deve avere impressionato anche il laico e progressista ma malinconico Scurati: conquistati ai diritti civili (ma già con la scelta del divorzio, posto che Scurati se ne sia accorto), frotte di romantici non se la sentiranno più di giurare amore eterno. Povere Giuliette abbandonate! Ma Scurati lo sa che i pacs sono diretti a regolarizzare situazioni in cui si trova di fatto chi ha già deciso di non unirsi in matrimonio (o chi non può farlo essendo omosessuale)? Forse no. Ma è il cattivo esempio. Come se Scurati ne desse di buoni, scrivendo sulla Stampa.