Blob e Skroll

La novità del primo lunedì di vera televisione dopo le ferie è, per ora, Skroll, sequenza di reperti intesa a evocare ciò in cui nuotano gli utenti dei social network, ad esempio Facebook, quando – appena desti, in metro, al lavoro e perfino a cena – fanno scorrere (“scrollano”) la time line, ovvero la sequenza cronologica dei pezzi immessi dai loro amici per sapere tutto ciò che il “proprio” mondo di relazioni gli segnala come “notevole”. I termini “proprio” e “notevole” sono qui indissolubilmente abbinati perché i social creano network fra individui che hanno qualcosa in comune, dal tifo per una squadra, all’amore per il rap, all’entusiasmo religioso, e via appartenendo. Questi plotoni di “amici”, che di regola si misurano sulle decine, centinaia, migliaia di individui, poco o nulla somigliano alle legioni degli spettatori televisivi che anziché fare scorrere la personale time line si fanno scorrere addosso la tv pensata per i “tutti”. Ecco perché Skroll è un prodotto simile, ma diverso rispetto a Blob.

Blob nasce dall’effetto mentale dello zapping, produttore di sequenze che non esistono nei canali, ma si generano nello spettatore che scanala. E qui l’autore evoca il linguaggio della casualità scanalante per costruire un neo prodotto secondo le intenzioni di chi affetta, scompone e rimonta. Skroll, all’opposto di Blob, trova i suoi reperti nell’universo social già bell’e frammentati, non ha un flusso di palinsesto da tradire. Ma rompe anch’esso una continuità: quella delle cerchie di simili che cercano simili perché si compiacciono di cose simili. E così, per il solo fatto di pescare qual e là, secondo linee di hashtag oppure per casi singoli, l’autore di Skroll mostra cose che è improbabile stiano assieme nella time line di un singolo, concreto individuo.

L’operazione “esistono altri mondi oltre quelli che ti sei messo attorno” è interessante e, per quanto ci riguarda, ci siamo assai divertiti all’imbatterci in gesti e faune che a noi risultavano esotiche, giacché mai e poi mai li ammetteremmo nella nostra cerchia di trend e following. Certo, audience enormi Skroll non ne avrà mai, come tutte le operazioni eccentriche rispetto alle abitudini correnti. Ma potrebbe comunque rivelarsi funzionale al canale grazie all’“effetto ciliegia” (un reperto tira l’altro), unito sapore di informazione che si confà a chi precede la comparsa di Mentana e dei suoi avatar.