Equipaggi e navigatori solitari

Ci sono discipline sportive che sono ben definite, le nomini e sai di cosa parli. Il calcio per esempio è quel gioco lì, per chiunque a tutte le latitudini. Poi ci sono sport dove c’è qualche piccola variante, il tennis, dove il modo di giocare varia leggermente a seconda della superficie, o il pugilato, dove il regolamento può cambiare a seconda della federazione. Infine ci sono sport che racchiudono al loro interno mondi totalmente diversi, come l’atletica leggera, o come la vela.
Giovedì scorso a Valencia sono iniziate le regate del Louis Vuitton Act IV, cioè di uno dei molti preliminari che ci accompagneranno alla Coppa America del 2007. Lo stesso giorno, almeno secondo il fuso orario americano, Franco Manzoli a bordo del trimarano Cotonella ha vinto la Ostar, la prima e più famosa delle regate transatlantiche in solitario. Cosa accomuna un equipaggio di Coppa America e un navigatore in solitario? A parte il fatto di stare sull’acqua e di correre una competizione chiamata regata, quasi nulla. Diverse le imbarcazioni, diverso il modo di gareggiare, diverse e finanche opposte le abilità richieste. Il mare stesso è diverso, uno specchio d’acqua circoscritto vicino alla costa in un caso e un intero oceano nell’altro. Se poi li guardate in foto, gli skipper della Coppa America e i velisti oceanici, si capisce al volo chi sia chi: abbronzati e fascinosi gli uni, orsi barbuti consumati dalla salsedine gli altri. Ma non sono due punti isolati, nel mezzo c’è tutto l’universo della vela, ed è possibile spostarsi da un estremo all’altro in perfetta continuità. Barche grandi o piccole, regate lunghe o brevi, sotto costa o d’altura, in equipaggio o in solitario, scafi da regata molto spinti e lussuose imbarcazioni prestate alle competizioni, multiscafi e monocarena, piccole derive e velieri d’epoca. Anche l’ultimo dei diportisti, che non farà mai una regata ma al sabato mattina si alza presto per riuscire a sfruttare tutto il vento, o semplicemente perché deve fare dei lavori in barca (c’è sempre qualche lavoro da fare, in barca), combina in misura unica le diverse nature del navigatore e dello dello skipper, dell’armatore e del marinaio. E’ proprio per questo motivo che alla fine è sempre lo stesso sport.