Mamma mia, i valori

Mamma mia, i valori. Il fatto inquietante è che a questo giro di giostra, da una parte come dall’altra, si parli poco di interessi e molto, troppo di valori. Mamma mia, i valori. Ce n’è per tutti i gusti.
Versione uno: sapeste com’è ridotto l’Occidente. A dire la verità, non sapremmo nemmeno dire con precisione che cosa sia, l’Occidente. Epperò, occorre crederci di più, occorre essere più rabbiosi e orgogliosi nella difesa di Dio, Patria e Ideali, ché l’ha detto (l’ha detto, vero?) pure il papa tedesco. Tutti in marcia, dietro la bandiera dell’Occidente. Mamma mia, i valori.
Versione due: sapeste come sono ridotte le democratiche istituzioni. A dire la verità, non è che noi siamo stati dei santi, quand’era il nostro turno di condurre la barca. Epperò, occorre salvare la nostra Repubblica fondata sulla Costituzione dalla pletora di briganti che l’ha guidata negli ultimi anni e dai loro manutengoli (bella parola “manutengoli”, vero?). Tutti in marcia, verso la Liberazione e la nuova Moralità Pubblica antropologicamente superiore. Mamma mia, i valori.
Versione tre: sapeste com’è ridotta l’Italia. A dire la verità, tutto quel che si vede in giro dice che quell’Italia asservita alle voglie vaticane, contro la quale non perdiamo occasione di tuonare dai nostri laicissimi pulpiti, esiste solo nei nostri sogni (o incubi che siano). Epperò, la laicità è la nostra stella polare, che qui altrimenti si ritorna all’oscuro medioevo (perché era oscuro, il medioevo, vero?). Tutti in marcia, imagine there’s no heaven, it’s easy if you try, che bello che sarebbe. Mamma mia, i valori.
Versione quattro: sapeste com’è ridotta la nostra gente. A dire la verità, quella grande e benigna pianura che va dal Monviso all’Adriatico passando per Milano e la zona del Culatello e che c’immaginiamo come una compatta terra in cui vive felice e tuttavia minacciato un compatto popolo, da millenni non è altro che un corridoio di passaggio, abitato da un’accozzaglia di genti strane e diverse, che nemmeno si capirebbero se tentassero di discutere, per dire, di calcio o gastronomia, e figurarsi se per farlo usassero i rispettivi dialetti. Epperò, sveglia padano! Vorrai mica che le tue figlie siano costrette a portare il chador (si scrive così “chador”, vero?) e che i tuoi figli siano ciulati al concorso per le poste dal primo terrone raccomandato, no? Tutti in marcia, verso il Sole delle Alpi e dietro l’ampolla con l’acqua del Dio Po. Mamma mia, i valori.
Poi ci si stupisce se in giro si respira un clima ammorbato. Ci credo: evocando i valori, qualunque tipo di valore, si ammazza la discussione, quando non si finisce con l’ammazzare coloro i quali mettono in discussione i valori evocati, se non fisicamente almeno in effige (potendo scegliere, sia chiaro, meglio in effige, ma insomma). È il vizio di ogni giacobinismo: l’altro, quello che si permette di discutere ciò che noi pensiamo, non è uno con il quale si possa venire a un compromesso, bensì un nemico da censurare o eliminare, un appestato da escludere dal consesso civile, un impresentabile. Mamma mia, i valori.
Per concludere: io non mi preoccupo troppo quando un politico si rivela essere portatore di definiti interessi di parte. Dagli interessi altrui, soprattutto quando sono palesi e dichiarati, al limite è facile difendersi. Quando vengono evocati i valori, invece, la sensazione è che sia meglio camminare con le spalle attaccate ai muri. Se va bene, qualcuno sta tirando a fregarti. Se va male, a dichiararti eretico (“figuriamoci, non crede nei valori”). Mamma mia, i valori. Ai valori, a qualunque valore e alla sua evocazione nel dibattito pubblico, io preferisco gli interessi. Di gran lunga. Dirò di più: viva il conflitto d’interessi. Che poi sarebbe l’altro nome della democrazia.