Un cadavere è qualcosa o qualcuno?

Su una cosa il ministro Fabio Mussi e l’onorevole Rocco Buttiglione si sono trovati d’accordo nel recente dibattito sul finanziamento europeo della ricerca sulle cellule staminali umane: sui riferimenti dotti all’altezza della questione. La risoluzione proposta dalla maggioranza, che prevede espressamente la possibilità di finanziare ricerche sulle cellule staminali embrionali che impieghino embrioni sopranumerari, crioconservati, ma non più impiantabili, è passata con 152 voti favorevoli, contro 150 voti contrari e un astenuto; quella presentata da Buttiglione ha ottenuto 147 voti favorevoli, 139 contrari e 9 astenuti: per un voto, non è passata. Ma, presa la decisione politica, nel resoconto stenografico della seduta è rimasta comunque la traccia di una discussione che vale la pena seguire.
Intervenendo dopo il ministro, Buttiglione cita Heidegger e Adorno. Heidegger ha detto che viviamo nell’epoca della tecnica, “e che alla potenza della tecnica si piega ogni resistenza etica e ogni norma morale”; Adorno, “una volta popolare a sinistra”, che la scienza non è neutrale. In replica Mussi mostra di apprezzare: Adorno è uno degli autori che più mi stanno a cuore, come mi sta a cuore il discorso (suo e di altri) sui limiti del mercato; e perché non Heidegger, che è una delle voci di quel pensiero critico sulla tecnica, di cui il Novecento è gremito? Così si conclude il primo round. Ma il ministro ne apre subito un altro, perché aggiunge un riferimento alla cultura classica. Già nel mito antico di Prometeo la tecnica è sì un dono di Prometeo agli uomini, ma è al tempo stesso condanna: “Noi dobbiamo raccogliere questo dono, nella consapevolezza però che esso ci condanna a compiere delle scelte che si muovono su un terreno incerto per tutti”. Tocca allora a Buttiglione, che in sede di dichiarazione di voto fa i complimenti, lui, filosofo, per le citazioni classiche del Ministro, e ci mette la sua: il mito di Pandora, “la tecnica che porta tutti i doni e insieme tutti i mali e che per questo ha bisogno di essere controllata dalla politica fondata su una solida visione etica”. La solida visione etica nel mito di Pandora non c’è, ovviamente, ma non importa: il voto va lo stesso come deve andare e i cattolici Binetti e Bobba, parlamentari della Margherita, che più di altri si sono esposti nel cercare una soluzione di compromesso che consentisse a tutto l’Ulivo di votare compattamente un’unica mozione, finiscono nel mirino della loro parte: non politica ma religiosa. Sono scesi a un compromesso inaccettabile.
Dalle parti del Comitato Scienza e Vita, un tempo presieduto dalla Binetti, s’è pensato: la legge 40 vieta l’utilizzo degli embrioni congelati, perché allora dovremmo contribuire a finanziare in Europa ricerche che in Italia non possono essere consentite a termine di quella legge?
Già: perché? Se poi la vita umana va tutelata dal suo concepimento, e se l’embrione non merita una protezione giuridica del diritto fondamentale alla vita inferiore a quella garantita dalla legge a un essere umano adulto, perché ora l’embrione congelato dovrebbe essere sacrificato alla ricerca?
Perché dopo un certo periodo di tempo l’embrione crioconservato è morto. Questo è il compromesso. Lo ha spiegato bene nel suo intervento il senatore Marino: nessuna forma di vita è eterna. Come la legge stabilisce convenzionalmente quando subentra la morte cerebrale, così è ipotizzabile che per legge si dichiari ufficialmente morto l’embrione che, congelato un bel po’ di tempo fa, si può supporre abbia perso la sua capacità riproduttiva.
Tuttavia non è così semplice. Qualche secolo fa anche dissezionare i cadaveri era cosa proibita, e si capisce: se qualcuno vi domanda se il cadavere è qualcosa o qualcuno, se cioè vi rivolge la stessa domanda che veniva insistentemente posta lo scorso anno a proposito dell’embrione – voi vorreste svicolare, e rispondere forse che ormai è una cosa, che forse è qualcosa ma prima, prima era qualcuno. Secoli fa, tuttavia, anche questo suonava un inaccettabile compromesso col demonio (in effetti, fa pensare simmetricamente che vi sono stadi della vita in cui non siamo ancora qualcuno, benché lo saremo), sicché i cadaveri non potevano servire alla ricerca. Non solo, ma, tornando a noi, come tacitare il sospetto che in questo modo si decide convenzionalmente di trattare l’embrione crioconservato (da lunga pezza) come morto, solo per poterne disporre in laboratorio? Chi legge il resoconto parlamentare scopre che in effetti il ministro ha usato l’orrenda parola “convenzionale”: non è già un compromesso inaccettabile che si stabiliscano termini convenzionali per un processo che è tutto naturale? (Proprio tutto no, perché in natura i frigoriferi non ci sono, ma questo è un dettaglio). La Binetti, in verità, era comprensibilmente soddisfatta del compromesso: se sull’embrione si interviene solo dopo che è morto, e assolutamente non prima, vuol dire che prima è vivo, e che è vita umana come quella di un essere umano adulto. E invece le hanno dato addosso, perché la risoluzione non impegna l’Italia in Europa a stare negli stessi termini rigidi della legge 40. (Come peraltro, a queste condizioni, si possa difendere da parte laica la legge 194 sull’interruzione di gravidanza non mi è chiaro: la risoluzione approvata non porta il principio della sacralità della vita umana fin dal concepimento, ma mi pare implicarlo).
Questo è tutto. Restano Adorno e Heidegger. La dialettica dell’illuminismo, l’usura e la devastazione della terra. Resta cioè che l’orizzonte culturale dentro il quale questi dibattiti avvengono è quello del rischio, del pericolo, della paura, della minaccia. Dell’apocalisse prossima ventura. Prometeo dona il fuoco agli uomini: il primo che ci va di mezzo è lui, che infatti viene legato alla rupe con l’aquila che gli rode il fegato. Ma non perché si scotta le mani, bensì perché ruba il fuoco agli dei. Qualcuno se lo ricorda insomma che grazie a quel dono, e non a una “solida visione etica”, l’uomo è uomo: lavora, usa il tempo, vive di speranza, sa di morire? Qualcuno se lo ricorda che la natura stessa dell’uomo è tecnica, e che se scienza e tecnica non sono neutrali – come qualunque cosa finisca tra le mani degli uomini – è perché l’uomo stesso non sta al mondo in maniera neutrale. E già che ci siamo, qualcuno spieghi all’onorevole Buttiglione che neanche la sua solida visione etica è neutrale.