La via splatter alle politiche culturali

La scorsa settimana è apparsa la notizia secondo la quale, a causa delle ristrettezze di bilancio del Comune di Roma, il settore della cultura capitolino sarà tagliato del 27 per cento, dopo che era già stato severamente ridotto nei due anni precedenti. Qualche giorno prima, il 20 febbraio, la biblioteca degli Uffizi a Firenze è rimasta chiusa per carenza di organico. Intanto ci sono realtà importantissime nel settore dello spettacolo che, a causa del definanziamento della parte pubblica, faticano a tirare avanti e questo malgrado il successo di pubblico, l’alto tasso di innovazione e internazionalizzazione e la buona gestione. Intanto salgono al cielo i peana e i gemiti per la caduta dei consumi culturali, per lo scarso interesse degli italiani per gli investimenti in cultura, per i sempre più estesi fenomeni di analfabetismo funzionale tra giovani e meno giovani, per le manifestazioni di vandalismo verso il patrimonio culturale. E riflettevo sul fatto che i decisori delle politiche culturali italiane fanno pensare ai personaggi secondari di certi film horror.

Avete presente quando il ragazzo, incuriosito da un rumore o da un’ombra, si addentra nel cimitero, di notte, da solo, appena è saltata l’elettricità? Oppure, la coppia di fidanzatini che, nonostante gli avvertimenti e gli inviti a desistere, decide di trascorrere le vacanze in una casetta nella foresta e lì, seppure le pareti siano coperte di pentacoli e immagini demoniache, decide di ispezionare la cantina e di calarsi nella botola dalla quale provengono suoni disarticolati e inquietanti? O, infine, sempre tassativamente di notte, la fanciulla armata solo di una torcia elettrica, nel mezzo di un temporale spaventoso, con la pistola scarica, segue un’enorme ombra che lascia dietro di se una scia di sangue? Tutti, indifferentemente, pensiamo: ma dove diamine vanno? Fermati, aspetta i rinforzi, aspetta che sorga il sole prima di entrare nel rifugio dei vampiri, almeno ricarica quella stupida pistola con le pallottole d’argento!

La fine è nota a tutti, dagli spettatori al proiezionista. Nella migliore delle ipotesi la fanciulla finirà trasformata essa stessa in vampiro, nella peggiore diventerà l’ennesima vittima, immediatamente dimenticata, di una carneficina. L’unica vera sorpresa consisterà nelle modalità del massacro e nel tempo necessario al mostro sociopatico di turno per portarlo a termine.

Una sensazione simile si avverte osservando il governo delle politiche culturali in Italia. Noi, spettatori un po’ avvezzi al genere, sappiamo già che tagliare i finanziamenti, rinunciare alle politiche di assunzione, ignorare innovazione e talenti, ridurre le politiche culturali a eventi e inaugurazioni, confondere pubblico e privato e i rispettivi compiti, condurrà certamente il sistema culturale incontro al disastro o, per rimanere nella nostra similitudine, al massacro, alla sua trasformazione in un poco seducente zombi. Va da sé che consentire la chiusura di sale teatrali e cinematografiche storiche non aiuta il nostro sistema culturale e che favorire il rafforzamento di monopoli e posizioni dominanti equivale a spedire il nostro adolescente sconsiderato tra le braccia di Jason. A meno di credere possibile che la fanciulla ingenua o l’anziano curioso che si infilano nel cimitero all’inizio del film elimineranno in pochi minuti tutti gli zombi e torneranno a casa sani e salvi. A meno di credere, rincorrendo a politiche liberiste e antistataliste che hanno da tempo dimostrato tutta la loro carica suicida, che meno impegno pubblico, più precarietà, più burocrazia, finanziamenti a pioggia, meno sostegno alla creatività, abdicazione del ruolo pubblico, possano generare la crescita e il potenziamento dell’architettura culturale e creativa di questo paese. Mi rendo conto che se la fanciulla decidesse di non scendere da sola nella cripta della casa maledetta e invece se ne andasse a fare un giro in centro il film non avrebbe lo stesso appeal. Invece, per quanto riguarda il nostro patrimonio culturale, forse dovremmo iniziare a scegliere meglio gli sceneggiatori e i registi, o più semplicemente dovremmo cambiare genere di film.

P.S. Spesso, alla fine del film c’è qualcuno che si salva e sconfigge i cattivi. Di solito è quello con la pistola carica, l’aglio, il paletto di frassino e che capisce quando è il caso di andarsene dalla casa maledetta.