Vivere e fumare a Los Angeles

Il mondo è un conduttore di risonanze acustiche e la caffeina è un acceleratore di sogni, la filosofia del nuovo film di Jim Jarmusch è tutta qui. La prima affermazione è di Nikola Tesla, fisico statunitense di origine croata. Se avessimo seguito di più le sue scoperte piuttosto che quelle di Einstein, secondo il regista, oggi avremmo energia pulita e gratis per tutti. La fisica alternativa, così come la medicina, attraversa le diverse conversazioni al bar di cui si costituisce Coffee and cigarettes, insieme ripetitivo di cortometraggi dalla sceneggiatura esile, dalla fotografia magnifica e dallo splendido cast. Una serie infinita di attori, musicisti e personaggi dello spettacolo nel ruolo di se stessi seduti a bere, fumare e chiacchierare del loro successo, impegni, soldi con ammiratori molesti o lontani parenti invidiosi, chiusa dalla pausa caffè di due anziani operai che vorrebbero fingersi altrove a sorseggiare champagne. Girato naturalmente in bianco e nero, senza nessun tentativo di legare i vari episodi da un punto di vista narrativo, Coffee and cigarettes è l’apoteosi del cinema alternativo, basato esclusivamente sul dialogo dei protagonisti eppure drammaticamente privo di alcuna trovata comica, o almeno di una frase memorabile. I dialoghi sono scontati, il risultato è noioso e confuso. Nulla a che vedere con lo Smoke di Paul Auster, si salvano forse solo una manciata di episodi (sicuramente quello con Bill Murray). Eppure il film di Jarmusch è anche una splendida apologia del duplice vizio, tanto più sorprendente nell’America di oggi. Sui tavolini a scacchiera si posizionano e riposizionano tazzine e posacenere, star del cinema e della musica insieme a gente comune, aggiungendo all’atmosfera più di un pizzico di Samuel Beckett e di esistenzialismo. Se la caffeina è un acceleratore di sogni e il mondo un conduttore di risonanze acustiche, la conversazione tra Roberto Benigni e Steven Wright, Tom Waits e Iggy Pop, Cate Blanchett e se stessa (nel ruolo di sua cugina) è il conduttore dei sogni, eccitati dal caffè e sopiti dal fumo, che risuonano in ognuno di noi. Sogni senza senso, perché l’unica cosa che il fumatore cerca in quel piccolo rito da bar è la pace dell’intelletto, la libertà da se stesso, il desiderio inappagabile di cogliere il senso della vita saggiandone i limiti, osservandola dall’esterno. Seduto al proprio tavolino, accendendo una sigaretta e parlando d’altro, come fa questo film imperfetto, fumoso e pieno di bruciature, che sembra davvero girato in un’insolita pausa caffè dell’immaginario americano.