Ho sposato un calciatore

Abbiamo visto la prima puntata di “Ho sposato un calciatore” e la sorpresa è stata grande. Perché di certo non ci aspettavamo che fosse esattamente come l’avevamo immaginato. La fiction di Canale 5 sulla vita dei calciatori, più precisamente sulle loro mogli, sembrava già dal tema un incrocio tra “La vita in diretta” e “Veline”. Era tutto come previsto, fin troppo, tanto che a un certo punto abbiamo temuto fosse solo una proiezione delle nostre speranze e che ci fosse (ben nascosto da qualche parte) qualcosa di imprevisto, una storia non scontata, un particolare fuori posto. E invece era tutto vero. Anzi, era tutto finto, come nemmeno nei fotoromanzi, con gli stessi primi piani inespressivi e gli stessi dialoghi che sarebbero potuti uscire dai fumetti. Sembrava Beautiful in prima serata. Con le tre coppie protagoniste a contendersi il premio della storia più prevedibile. C’era la coppia semplice travolta dalla fama e da un passato difficile, quella consumata dal successo e infine il calciatore belloccio (curiosamente somigliante a Beckham) con l’aspirante velina. E poi c’era Jane Alexander, che avevamo lasciato nei panni della splendida cattiva di Elisa di Rivombrosa e abbiamo ritrovato proprio lì dove avevamo iniziato ad amarla. Sembrava appena uscita dai camerini di Zengi, il gioco a quiz de La7 che l’ha lanciata, con la stessa voce intrigante e quell’aria un po’ complice e un po’ ambigua. Certo, Tonia (il suo personaggio in “Ho sposato un calciatore”) non è altrettanto divertente, ma siamo sicure che i suoi ammiratori non ci avranno fatto caso. Insomma, nel mischiare l’immaginario trash del mondo del calcio con quello della televisione passando per le soap opera – un po’ come combinare Campioni e Melrose Place – la serie gioca talmente allo scoperto che perfino criticarla diventerebbe banale. E noi non ci sogneremmo mai di farlo: finalmente abbiamo trovato una fiction che non delude le aspettative.