Fausto Bertinotti dice (A): “Continuo a pensare che in un’ottica di ricostruzione e di autonomia della democrazia il miglior sistema sia il proporzionale”. E sia. Anche se – ottica per ottica – andrebbe specificato il concetto di autonomia (da che, come e perché). Poi continua (B): “Pur essendo noi proporzionalisti siamo capaci di vedere che la destra sta cercando di impedire con un colpo di mano elettorale quello che invece si deve fare, cioè sconfiggere il governo Berlusconi con la stessa legge con cui lui aveva vinto”. Giusta la cosa sul colpo di mano. Quello che ci sembra deboluccio però è il filo che lega proposizione A e proposizione B.
Pare di capire che per restaurare “l’ottica di ricostruzione e di autonomia (?) della democrazia” possiamo anche permetterci di aspettare qualche mese. Cioè a dire: la cogenza dell’ottica esatta può essere sospesa in attesa di vincere utilizzando un’ottica – invece – di decostruzione e asservimento della democrazia. Insomma Bertinotti accetta il maggioritario, ma a tempo. E in questa vertigine di scopi e di mezzi, i puri si trasformano machiavellicamente in gran paraculi.