La compagnia delle grandi cose

Un uomo cammina attraverso un bosco, sale su una montagna e vede il mondo disteso ai suoi piedi; contempla il suo bambino, che tiene per la prima volta fra le braccia; o assapora la felicità di occupare una posizione che tutti gli invidiano; noi chiediamo: che cosa potrà mai contenere l’animo suo? Certo, e così pare anche a lui, molte cose importanti e profonde; solo non ha la presenza di spirito di prenderle, diciamo così, alla lettera. Le cose mirabili che gli stanno dinanzi e intorno rinchiudendolo come in una cassa magnetica, estraggono da lui tutti i pensieri. Il suo sguardo coglie mille particolari, ma egli ha l’arcana impressione di aver sparato tutte le sue cartucce. Fuori, l’ora grande e profonda, permeata d’anima o di sole, riveste tutto il mondo di argento galvanico, fino alle ultime foglioline e venature; ma all’altra estremità, quella personale, si nota ben presto una certa mancanza in materia interiore; si può dire che lì si forma un grosso O vuoto e rotondo. Tale stato è il classico indizio del contatto con il grande e con l’eterno, come anche dell’indugiare sulle vette eccelse dell’umanità e della natura. Alle persone che prediligono la compagnia delle grandi cose – e tali sono le grandi anime per le quali le cose piccole non esistono affatto – viene, senza che esse lo vogliano, tratto fuori l’interno e dilatato in un’enorme superficialità.
(Robert Musil, L’uomo senza qualità)

a cura di Massimo Adinolfi