Il trofeo del giornalismo televisivo

Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”. Ogni tifoso italiano si aspettava da Marco Civoli, telecronista Rai, il quadruplice annuncio al termine della finale vittoriosa, che avrebbe ripreso simbolicamente la triplice stentorea dichiarazione con cui Nando Martellini salutò la vittoria dell’82. Invece la voce del servizio pubblico ha scelto la via originale e vagamente intellettuale: “Il cielo è azzurro sopra Berlino.”
Intanto Sandro Mazzola, la sua spenta spalla per tutto il torneo, si complimentava con se stesso per avere vinto il mondiale da opinionista, dopo avere fallito l’appuntamento da giocatore.
Non sappiamo a chi competa l’assegnazione del trofeo, e non vorremmo dare un dispiacere alla vecchia gloria dell’Inter, ma se dipendesse da noi la Coppa del mondo dei telecronisti andrebbe senza dubbio alla coppia Caressa/Bergomi di Sky, decisamente più coinvolgente, capace di intimare a Domeneck di sedersi durante la finale, e che ha salutato la vittoria al grido di “abbracciate chi vi è vicino ora, perché questo momento non lo dimenticherete mai” un po’ papa Giovanni e un po’ libro Cuore.
Il dopo partita di un mondiale vinto è il momento più difficile per un giornalista televisivo. Andare in onda quando il tuo unico desiderio è di fare un trenino in mutande negli spogliatoi assieme a Grosso e Materazzi non deve essere per nulla facile, ma “dovremmo essere seri professionisti, che non si fanno trasportare dall’emozione” dice su Italia 1 Bruno Longhi a un Maurizio Mosca con bandiera tricolore accanto, e allora vediamoli, questi seri professionisti.
Marco Mazzocchi conduce il suo Notti mondiali su Raiuno con una collana di fiori tricolori al collo, e inizia la trasmissione circondato da una proiezione virtuale delle formazioni azzurre vincenti nelle varie edizioni. Ma son dettagli di colore, la principale occupazione di Mazzocchi è assolutamente professionale: mostrare a spettatori e ospiti il video diviso in quattro tra lo stadio di Berlino e le piazze di Roma, Milano e Napoli. Notti mondiali si era infatti occupata ossessivamente, nelle serate precedenti, del sentito problema dell’installazione dei maxischermi. Dove però si vede il cronista d’esperienza, abituato ai grandi appuntamenti, è nelle interviste. Ecco la prima ficcante domanda di Carlo Paris a Marcello Lippi: “Grazie! Grazie! Grazie!”.
Il pensiero va agli sconfitti, i francesi. Il fair play vuole che si abbiano parole di elogio e di simpatia, ma Mazzocchi ci fa sapere con onestà che “ci dispiace fino a un certo punto per loro”. Nel frattempo su la7 il Gol sopra Berlino è molto simile a quello delle sere precedenti. Agroppi fa il bastian contrario e lamenta una partita brutta terminata ai rigori. Gli unici segni di qualcosa di insolito sono uno scravattato Darwin Pastorin, con le vene del collo piuttosto gonfie, Serse Cosmi in maglia azzurra e Natasha Stefanenko in completo tricolore. I più scafati sono quelli delle tv locali, abituati da sempre a confezionare dirette senza immagini e a dibattere già durante la partita, al momento del fischio finale sono pronti alla canonizzazione. Su Antenna3 scelgono la formazione ideale fondendo l’Italia dell’82 e quella del 2006. Ciccio Graziani ruba il posto a Toni, e questo chiude qualunque discorso sull’efficacia del nostro attuale centravanti.
Torniamo sulla Rai in tempo per vedere Enrico Varriale, in maglia azzurra, intervistare Gennaro Gattuso, nudo. “Ho la moquette in faccia” dice Rino appena gli viene porto il microfono. Poi si accerta di non essere in fascia protetta perché “non voglio fa’ la romanzina a nessuno, ma ci vogliono due coglioni grossi sotto [per vincere un mondiale. N.d.r.]”.
“Sembra Marzullo stasera, ahò!” osserva, e in effetti l’unico tra i presenti in grado di fargli domande tecniche (Come è stato riprendere a lavorare per la nazionale dopo una stagione logorante?) è il tifoso Luca Zingaretti, ma è solo una parentesi.
Ormai scatenato il mediano rossonero ci racconta di come ha vissuto la notte prima della finale: “Mi sono addormentato alle sette, sono andato – non sto scherzando – ventotto volte al bagno, alla fine mi sono messo un cubetto di ghiaccio sul… lasciamo perdere”. Mazzocchi interrompe l’intervista per mostrare i maxischermi delle città italiane.
Giriamo di nuovo su la7, dove il Gol sopra Berlino procede con i ritmi consueti, ma è proprio quando non te lo aspetti che arriva la perla vera, quella involontaria. E’ l’insospettabile Boniek, l’unico in cravatta, che parlando delle qualità tecniche necessarie per vincere un mondiale sentenzia lapidario: “Bisogna essere bravi sopra e bravi sotto. A Toni sotto manca qualcosa”.