La certezza di avere ragione

E’ dovere dei governi, e degli individui, formarsi opinioni che rispondano il più possibile al vero; formarsele con cura, e non imporle mai ad altri se non si è certi di aver ragione. Ma, una volta che ne siano certi (così proseguirebbero i sostenitori di questa posizione), sarebbero mossi non dalla coscienza ma dalla viltà se evitassero di agire in base alle proprie opinioni e permettessero a dottrine che in buona fede ritengono pericolose per il benessere dell’umanità, in questa vita o in un’altra, di diffondersi senza freno, per la sola ragione che altri, in tempi meno illuminati, hanno perseguitato opinioni oggi considerate vere […]. Nella guida della nostra condotta possiamo, e dobbiamo, presumere che la nostra opinione sia vera: proibire a dei malvagi di sconvolgere la società diffondendo opinioni che riteniamo false e perniciose non presuppone nulla di più. La mia risposta è che presuppone molto di più. Vi è la massima differenza tra presumere che un’opinione è vera perché, pur esistendo ogni opportunità di discuterla, non è stata confutata, e presumerne la verità al fine di non permetterne la confutazione. È proprio la completa libertà di contraddire e confutare la nostra opinione che ci giustifica quando ne presumiamo la verità ai fini della nostra azione; e solo in questi termini chi disponga di facoltà umane può trovare una sicurezza razionale di essere nel giusto. Se consideriamo la storia dell’opinione oppure la normale condotta delle vicende umane, qual è la causa per cui entrambe non sono peggiori di quanto siano? Non certo la forza intrinseca della comprensione umana […]. Perché, allora, tra gli uomini nel complesso predominano comportamenti e opinioni razionali? Se davvero vi è questo predominio – e deve esservi, altrimenti gli uomini sarebbero, e sarebbero sempre stati, in una situazione quasi disperata – è dovuto a una qualità della mente umana, la fonte di tutto ciò che vi è di rispettabile nell’uomo inteso come essere sia intellettuale sia morale, e cioè la possibilità di correggere i propri errori, di rimediarvi con la discussione e l’esperienza. Non con la sola esperienza: la discussione è necessaria per indicarne l’interpretazione. Le opinioni e le pratiche erronee cedono gradualmente ai fatti e agli argomenti: che però per avere effetto sulla mente devono essere sottoposti alla sua considerazione. Pochissimi fatti si spiegano da soli, senza necessità di commenti che ne mostrino il significato. Dato quindi che la forza e il valore del giudizio umano dipendono interamente dalla sua proprietà di poter venire corretto quando è errato, esso è attendibile soltanto quando i mezzi per correggerlo sono tenuti costantemente a disposizione.
(John Stuart Mill, Sulla libertà)

a cura di Massimo Adinolfi