Depressione norvegese

Ho trascorso l’inverno sull’orlo dell’esaurimento, mentre vivevo in Norvegia/ Ho provato l’oscurità delle band di black metal/ ma avendo lo spirito d’un fauno non ho dato fuoco ad antiche chiese, ho solo dormito troppo, solo dormito”.
Se vi aspettate, su queste liriche, un torrido growl assistito da un fuoco incrociato di chitarre con muro pulsante di basso e percussioni in rotazione, state sbagliando. A pronunciarle è Kevin Barnes, leader e fondatore degli Of Montreal, nonché fervente devoto del Pop per sua stessa ammissione: “Il Pop è per me musica con un grande senso della melodia e della piacevolezza (…) Spero che la gente non perda mai l’amore per una canzone carina. Mi preoccupa il fatto che canzoni carine possano essere divorate da tutti quei giovani bianchi suburbani che urlano tutta la loro sofferenza. Proprio il genere di musica di cui posso fare a meno”.
Un altro passo della stessa intervista (rilasciata al Chicago Innerview) chiarisce la filosofia di Mr. Barnes: “Odio leggere recensioni, a meno che l’autore non sappia davvero di cosa sta parlando, il che è raro. Buona parte dei critici rock non ha la minima nozione di musica e soltanto una veloce conoscenza della storia del Pop (…) Non m’interessa sapere cosa pensa del disco qualcuno che l’ha ascoltato una volta appena”.
La tentazione di replicare che il Critico Ignoto possa non essere molto interessato alla milionesima versione delle pene d’amore di qualcuno, per giunta in salsa “pretty thing” è forte; tuttavia, il rispetto per la Musica e per la faticosa pratica del comporre e incidere induce a riconoscere a Kevin la sua parte di ragione – e a concentrarsi sul lavoro.
La vulgata vuole, tuttavia, che il nome di questo gruppo derivi da una poco fortunata relazione di Kevin Barnes con una fanciulla di Montreal (Of Montreal, appunto); quindi, il fatto che “Hissing Fauna, Are You The Destroyer?” (01/07), composto e al novanta per cento inciso dal sunnominato, sia una sorta di diario in diretta della depressione causata dalla crisi matrimoniale con Mrs. Barnes (Nina, già componente della band), non consente di tenere il privato separato dal pubblico. In più, l’accento sincero, l’espressività diretta e la contraddittorietà di alcuni passaggi sollevano i testi dal rischio della banalità e limitano i danni da autocommiserazione. Ciò premesso, tutto il resto – la musica, insomma – è Pop, leggiadro e soffice Pop.
Nativo di Athens, Georgia, dove dà vita al primo nucleo della band nel 1997, Barnes ha poco in comune con i concittadini R.E.M. Giusto due concezioni opposte della medesima matrice musicale. Tanto i primi sono minimali, introversi, splendida colonna sonora di una giornata in bianco e nero, quanto gli Of Montreal sono sopra le righe, estroversi e colorati: dall’esordio “Cherry Peel” al lavoro attuale, attraverso “The Bedside Drama: A Petite Tragedy” (’98); “The Gay Parade” (’99, considerato il loro migliore album); “Coquelicot Asleep In The Poppies: A Variety Of Whimsical Verse” (’01); “Aldhils Arboretum” (’02): “Satanic Panic In The Attic” (’04, in competizione con “TGP” per il titolo di migliore opus); “The Sunlandic Twins” (’05), la band attraversa tutte le gradazioni del lato solare della forza, passando dall’indie-pop al lo-fi, dall’elettronica al glam. “Hissing…” esagera con i lustrini e la superficialità techno, finendo con il richiamare quel pop patinato anni ’80 di cui – citando Barnes – si può fare a meno. Un aspetto che va a inficiare la riuscita di un album potenzialmente interessante, con la sua dicotomia tra introspezione analitica genere “growing up in public” (Lou Reed docet) e sostenibile leggerezza musicale; avendo dimostrato che le cupe latitudini scandinave non fanno per tutti, Kevin Barnes dovrebbe allontanarsene quanto prima, non senza avere messo in valigia un souvenir utile per il futuro: ovvero, qualche nota in black. Quanto basterebbe, insomma, per accorgersi di non essere troppo diverso da tutti quei giovani bianchi suburbani che urlano in modo così poco carino.