I nostri piccoli Heroes

Se Heroes arriva proprio ora sui nostri schermi, di certo non può essere una coincidenza. Gli aridi materialisti votati all’insipido razionalismo pensino pure che l’unica vera ragione sia riconducibile ai responsabili del palinsesto di Italia1. Tecnicamente è così. Ma noi che passiamo il tempo a individuare indecifrabili corrispondenze tra telefilm americani e tutto ciò che ci circonda non possiamo fermarci a semplici fatti contingenti. E che i supereroi di Heroes arrivino in Italia proprio quando il governo si accinge ad affrontare il suo ennesimo autunno difficile ci sembra una combinazione non trascurabile. Naturalmente, non ci riferiamo al fatto che i protagonisti del telefilm scoprono all’improvviso di essere dotati di superpoteri, né che la loro missione sia – in definitiva – salvare il mondo. Semmai al fatto che per la maggior parte del tempo vanno in giro senza capire quale sia il loro posto nell’universo, non comprendono la natura del loro potere e tanto meno hanno la minima idea di come gestirlo. E se in tutto questo non cominciate a scorgere un senso è solo perché questa estate avete preferito ben più salutari letture da spiaggia alle cronache politiche dei giornali. Ad ogni modo, non è chiaramente un caso se questi personaggi possono essere considerati a tutti gli effetti “supereroi con superproblemi”, giacché nell’universo a fumetti nulla si crea e nulla si distrugge. Stavolta, comunque, la spiegazione che viene data della premessa cerca perfino di sembrare scientifica e assai democratica: nel corso dell’evoluzione umana, attraverso mutazioni genetiche, sempre più individui saranno in grado di sviluppare particolari capacità. Come dire, semplice evoluzione della specie. Noi pensavamo che fossero come i Pokemon, e invece è la rivincita di Darwin. Basterà aspettare giusto un paio di millenni e tutti avremmo i nostri bei superpoteri da sfoggiare al momento giusto. Intanto, però, i fortunati sono appena un centinaio, sparsi in tutto il mondo, e il fatto che siano un gruppo di debosciati senza la minima assennatezza ci dice molto sul valore e sui rischi della democrazia. D’altra parte, poiché Heroes non esisterebbe se prima non ci fosse stato Lost, la serie ha usato parecchi dei trucchi che meglio hanno funzionato sull’isola misteriosa, primo fra tutti: infarcire il cast di un folto gruppo di personaggi, di ogni genere e colore, dare a ognuno una personalità disturbata, gettarlo nella mischia e vedere l’effetto che fa. E l’effetto, nel caso di Heroes, è prodigioso. Troviamo nell’ordine: una cheerleader indistruttibile, un politico che può volare, un giapponese che può fermare il tempo, un pittore maledetto che sa dipingere il futuro (e che dipingerà in anticipo, passo dopo passo, tutta la trama della serie), un poliziotto che sa leggere nel pensiero, un ex galeotto che può attraversare i muri, una mamma single con una strana gemella – ovviamente cattiva – e un giovane infermiere che può assorbire i poteri degli altri (che è un po’ come averli tutti e non averne nessuno). Ma ovviamente non sarebbe una storia a fumetti, se non ci fosse il cattivo. E il cattivo – neanche a dirlo – è più forte di tutti gli altri messi insieme, ha un diabolico sorriso e un equilibrio mentale altamente instabile. In sostanza, se non militasse nel partito sbagliato, sarebbe il nostro candidato a qualunque presidenza. Dunque, riepilogando: i nostri eroi passano il tempo a fare cose che non capiscono e che per lunghi periodi non capirete neppure voi, ma a questo – dicevamo – dovreste essere abituati. E se vi sembrerà che “salva la cheerleader, salva il mondo” (il petulante refrain che accompagnerà la loro missione) sia uno slogan alquanto sconclusionato per puntare alla salvezza del genere umano, è solo perché vi siete persi gli appelli estivi dei cantautori italiani al sindaco di Roma. In ogni caso, non vi preoccupate, è tutto molto più semplice di come appare, o perlomeno lo sarà non appena il centrosinistra tornerà a lavoro. Perché quando vedrete i protagonisti di Heroes agitarsi in ogni direzione, pronunciare frasi insensate, incontrarsi per caso e scontrarsi senza alcuna ragione apparente, immolarsi a cause suicide, scomparire in un luogo e ricomparire in un altro, riunirsi per poi abbandonarsi e infine ritrovarsi tutti quanti – come se nulla fosse – uniti contro il cattivo dal sorriso disarmante, allora sì, vi sentirete decisamente a casa.