L’orecchio della Repubblica

La prima volta che su Left Wing ci siamo schierati contro la pubblicazione di intercettazioni telefoniche come strumento di condizionamento delle istituzioni democratiche e arma impropria nelle lotte di potere in Italia, in palese violazione di fondamentali principi costituzionali, era il 2005. A sinistra, purtroppo, una simile battaglia è stata sempre a dir poco minoritaria (e a destra quasi sempre interessata, e pertanto condotta solo a fasi alterne). Pazienza.

Di fronte, oggi, alla pubblicazione di intercettazioni del presidente emerito della Repubblica, non possiamo che rinnovare il nostro appello a fermare un meccanismo che rischia di erodere le stesse fondamenta del sistema democratico, trascinando le sue massime istituzioni in un gioco di veline, leak e ricatti il cui unico esito possibile è il caos e l’ingovernabilità. Terreno fertile, questo sì, per ogni avventura e ogni provocazione.

Lo diciamo oggi, tanto più oggi, di fronte a telefonate che lasciano intravedere una serie di incontri e conversazioni in cui il direttore di Repubblica, l’editore del Corriere della sera e il Capo dello Stato avrebbero discusso del possibile cambio di proprietà nel quotidiano di via Solferino, guardando con preoccupazione alle mire del proprietario di La7 e alla sua possibile scalata (che nel frattempo c’è stata, ed è stata pure coronata da successo). Lo ripetiamo oggi, con la stessa convinzione di quando, nel 2005, la pubblicazione massiccia e indiscriminata di intercettazioni era utilizzata per fermare altre scalate e altri newcomer, anche al Corriere della sera, con l’attivo contributo o con il silenzio complice di molti degli intercettati di oggi.