Lavoratori prima che giovani

Lettera di risposta al nostro nostro appello


Cara Left Wing,

vi scrivo per rispondere all’appello dei sei deputati del Pd. Mi sembra un primo passo importante verso una presa di coscienza politica da parte della nostra generazione al quale aderisco con convinzione. Svolgo un dottorato a Torino, ho ventotto anni e sono segretario di un circolo del Partito democratico in una valle del cuneese. Quest’estate ho avuto diverse conversazioni con alcuni anziani amministratori iscritti al mio circolo che credo rappresentino il vero valore del Partito democratico. Ebbene uno di questi, nel corso di una conversazione domenicale sulla libertà, mi ha detto: «Ragazzo, la gioventù è una malattia che passa». Frase tanto provocatoria quanto capace di cogliere il senso delle cose. Sognare la libertà deve essere la nostra dimensione vitale e giovanile, la lotta per il suo inveramento nella realtà deve essere la nostra azione politica adulta.

Dobbiamo affermare nei confronti di noi stessi e degli altri che noi non siamo giovani. Noi siamo lavoratori atomizzati esposti alle intemperie del mercato e che non trovano rappresentanza politica. Siamo il vaso di coccio tra corporazioni professionali, sindacati di pensionati e rentiers di ogni forma e fede. Ecco, credo che il nostro primo obbiettivo politico sia molto semplice: crescere per esistere. Per esistere politicamente in maniera sempre più definita ed organizzata all’interno del partito e della società aprendo il Pd agli sfruttati della realtà di oggi.

Esistere per riflettere sulla scomparsa della coscienza politica prodottasi nel corso degli ultimi trent’anni che ci ritrova sparsi ed insicuri in una società conservatrice ed avversa. Esistere per emancipare la nostra azione dalle ombre di una sinistra incapace di costruire una propria identità ed un’analisi nuova della realtà. Esistere, infine, per agire tempestivi, organizzati e decisi in modo da affermare e difendere la dimensione politica della nostra libertà. Un primo passo potrebbe essere questo.

Grazie. Ci vediamo a Tarquinia.

Marco Giraudo