Maximalisti

«Il momento è solenne, l’ansia gioiosa è quella che precede una nascita: si scopre il simbolo della nuova sinistra», scrive su Repubblica di oggi Goffredo De Marchis. Nella sede di via Zanardelli è riunito lo stato maggiore di Mdp. Dall’altra parte, collegato via Skype, c’è Oliviero Toscani. Ma quando finalmente il logo viene mostrato, cala un silenzio di tomba. Tre lettere in rosso su fondo bianco: MAX. Tutti pensano la stessa cosa. Qualcuno obietta: «Oliviero scusaci. È bellissimo, ma così sembra il partito personale di D’Alema». Stavolta è il fotografo a rimanere qualche secondo in bambola: «Non ci avevo pensato. Ma chissenefrega. Voi capite qual è il messaggio? Significa “noi diamo il massimo per i lavoratori, il massimo per la sanità, per i precari, per i pensionati, il massimo per i disoccupati”. Con un linguaggio diverso, mandiamo un segnale alle classi più deboli: c’è un partito che farà il massimo per voi». A suo modo, commenta il giornalista, è un’idea geniale: «Si dà un’etichetta nuova a una storia che da anni oscilla, nella terminologia e nella simbologia, tra democratici, progressisti e sinistra con esiti sempre meno incoraggianti. Si mette la minigonna a una tradizione che segna il passo in tutto il mondo, si colora la polvere dell’ideologia. E si ribalta il vecchio in nuovo, nuovissimo». Giusto.
Eppure, a pensarci bene, a noi non pare un’idea così nuova. Al contrario. Una delle più antiche correnti del socialismo italiano, non per caso, si chiamava proprio così: massimalismo. E massimalisti erano detti proprio quei socialisti che in nome della realizzazione del programma massimo – quello cioè che, come direbbe Toscani, chiedeva il massimo per i lavoratori, i deboli e gli sfruttati – disprezzavano tanto i risultati minimi ottenuti dai riformisti, quanto erano a loro volta disprezzati dai comunisti, che li considerarono sempre, e non senza buone ragioni, dei gran chiacchieroni. Gente che non faceva altro che spararla grossa senza combinare mai nulla, con il bel risultato di spaventare a morte la borghesia e le forze reazionarie, che risposero col fascismo, e spaccare il Partito socialista. Ci auguriamo di tutto cuore, va da sé, che i loro moderni epigoni ottengano migliori risultati, per loro e per noi. Una cosa però va riconosciuta: maximalisti sarebbe un nome perfetto.