La prima settimana della Rai

È solo la prima di 52 settimane, e quindi potrà essere smentita da tutte quelle che seguiranno, però la situazione degli ascolti rispetto agli anni passati è decisamente interessante. Il primo dato è che la bolla d’ascolto della tv lineare, generata dalla crisi economica che costringeva la gente a stare in casa per evitare spese, è stata riassorbita poiché la massa del pubblico è ormai al di sotto dei minimi precedenti la crisi, fatto salvo l’ascolto nel day time, dal mattino presto fino all’inizio dei tg serali, che fa storia a sé perché deriva dal pubblico (anziani e casalinghe) più anziano e dunque abitudinario, crisi o non crisi.

Il secondo dato è il guadagno di posizioni della Rai che, rispetto alla prima settimana del 2017, avanza di 5 (cinque!) punti di share in prima serata, e non solo per il successo di Rai uno con Bolle e Angela. Rai uno e la prima serata sono peraltro la rete e la fascia oraria in cui la tv di stato inzeppa il grosso della pubblicità che la legge Gasparri le consente di trasmettere, al punto da non sembrare, secondo la corrente percezione degli spettatori, granché diversa negli affollamenti rispetto alla tv commerciale. La7, grazie a Giletti, e Tv9 (di Discovery) riescono a resistere alla crescita della Rai, e anzi migliorano di qualche decimo di punto rispetto all’anno precedente, a differenza di Tv8 di Sky che qualche decimo lo perde. Ma alla fine, e questo è il terzo dato, il conto lo pagano Mediaset, che cede il 2,5%, e la pletora delle altre offerte presenti sul digitale terrestre.

Il quid aggiuntivo dell’offerta Rai, e di Rai uno in particolare, è derivato non tanto dal non essersi limitata, come ha fatto Mediaset, alla sparagnina programmazione di film per le vacanze, ma dall’avere inaugurato la stagione, per così dire, proponendo un’idea alta, “il bello”, resa cordiale mediante le astuzie di mestiere quanto a linguaggio e tenuta narrativa. Un di più rispetto al ruolo pressoché esclusivo svolto dai programmi di fiction nel sostenere le sorti dei palinsesti dell’azienda. Ai nostri occhi, francamente, una sorpresa, forse frutto di una sorta di “gentilonizzazione” della Rai che le ha consentito di lavorare a dispetto degli sgomitamenti polemici circa i compensi di Fazio (operazione, peraltro, riuscita, dati alla mano) e compagnia. Resta da verificare se la Rai, con i suoi bilanci e con il sequestro di tante risorse da parte del vorace impianto dell’informazione, riuscirà a mantenere il passo con cui ha iniziato il 2018. Che ci riesca oppure no, influirà non poco nel determinarne, passati i fuochi fatui elettorali, il patto di servizio pubblico, le fonti di ricavo, l’equilibrio nel rapporto con governo e parlamento. Buon Anno!