Lo share del popolo

Nelle ultime cinque settimane di programmazione la Rai tra le 19 e la mezzanotte, rispetto al medesimo periodo del 2017, ha raggiunto il 37,6% degli ascolti (+1%) e La7 il 5% (+1,5%). Ha perso essenzialmente Mediaset (-2%), e marginalmente Discovery (-0,3%). Nel frattempo il tempo dedicato in media alla televisione si è contratto, come dimostra il calo degli spettatori medi (-500.000 rispetto ai 20,6 milioni della stagione passata). A guidare la discesa è stato il pubblico femminile, con la scontata eccezione delle classi di età più anziane. E le perdite si concentrano in Lombardia, Veneto e Sicilia. Guarda caso, la connotazione femminile e il radicamento in quelle tre Regioni sono una caratteristica antica, quasi fondante, di Mediaset. Il che sembra suggerire che non siano stati i “vincitori” a impossessarsi del pubblico perso da Mediaset quanto quest’ultima a essere colpita più degli altri dalla progressiva affermazione delle forme di passatempo social (YouTube e chat varie). Insomma, il popolo lavoratore che torna a casa, e intanto prepara o attende la cena, il gossip e i gattini li cerca sullo smartphone e molto meno sul televisore.

Nella platea così ridotta, la Rai cresce in quota perché non perde il suo pubblico anziano o anzianissimo (cresciuto con Topo Gigio e non con l’imprinting di Drive In e dei Puffi), quella generazione che da sempre non la molla, tanto più oggi che può passare di Raifiction in Raifiction. Ancor meglio vanno le cose a La7 che riesce a tenersi stretta la sua nicchia di “piazzaioli”, cioè la gente che si gode il teatro della disputa e della chiacchiera e che riesce a dimenticare lo smartphone, fintanto che l’ennesimo applauso farlocco – il riferimento a Di Martedì è voluto – non la caccia a dormire. In questo quadro la Rai dovrebbe tentare, come periodicamente le ricapita, di rappresentare un’idea con conseguente prassi, non una semplice abitudine ereditata dal secolo scorso. Finora non c’è riuscito nessuno, perché le idee servirebbero per costruire un futuro, ma in Rai si può al massimo oscillare fra la ottima amministrazione e lo spudorato saccheggio. Più sfidata a reinventarsi appare oggi Mediaset, perché – accantonata per ragioni insuperabili quali la non disponibilità di prodotto originariamente proprio – la disavventura del Premium, sembrerebbe obbligata, sotto l’incalzare dei nuovi media, a un grosso sforzo di rinnovamento delle linee editoriali.

Ma non sarà facile. Negli anni ottanta lo slogan esortava «torna a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che ti aspetta». Dietro quell’attesa c’era una promessa di futuro (ce ne accorgemmo con l’arrivo di Forza Italia) e la presa sui miliardi del Duopolio. Oggi, inutile dirlo, il futuro non è più quello di una volta. Però, però… non c’era traccia allora e non ce n’è tuttora di un eroico movimento No-Duop. Una voluta, antica e sempre rinnovellata “dimenticanza”. E può darsi che da questo lato il Biscione possa acciambellarsi e stare sereno. Forse.