Left Wing nasce alla fine del 2003 come punto di raccolta, strumento di battaglia e luogo di discussione per un piccolo gruppo di sbandati, in buona parte reduci, militanti ed elettori della sinistra. Rivista online con occasionali incursioni cartacee, cadenza rigorosamente irregolare e missione variabile, mutevoli collaboratori, mutevoli umori e mutevoli template.
All’epoca, a sinistra, si era appena cominciato a parlare di Partito democratico. Intendiamo: si era appena cominciato a parlarne seriamente, con la concreta proposta di unificare Ds e Margherita, e infatti quelli che da anni ne parlavano non seriamente come di un cartello elettorale acchiappatutti (cioè l’esatto contrario di un partito) erano contrari.
Insomma, pur essendo a parole tutti convinti sostenitori di un partito democratico, a favore di quel concreto progetto politico che in Italia si proponeva di farlo nascere non c’era praticamente nessuno. Quel progetto era infatti accusato da sinistra di rinnegare un grande patrimonio di ideali e di storia, da destra di non farlo abbastanza.
Siccome un luogo per discutere di quella scelta apertamente, senza cento subordinate e mille retropensieri, di fatto non c’era, decidemmo di costruircelo da soli.
In quella come in tante altre battaglie ci siamo buttati, naturalmente, con tutte le ingenuità, la presunzione e le inutili circonlocuzioni di cui siamo stati capaci, sposando acriticamente idee che ora forse ci vergogneremmo a ripetere e denunciando con foga macchinazioni cui oggi parteciperemmo volentieri.
A volte ce ne siamo rimasti in sonno per mesi, un anno abbiamo anche ufficialmente chiuso i battenti, ma ogni volta alla fine ci siamo convinti che non era ancora il momento giusto per smettere di litigare. Abbiamo pronunciato solenni endorsement a favore di Pippo Inzaghi, decretato la morte di Pretty Woman, fatto declamare al direttore dell’Istituto Gramsci un’aperta apologia del catenaccio. E sicuramente, con l’andare del tempo e l’avanzare dell’età, faremo pure di peggio.
La nostra ossessione era però sempre la stessa: l’idea di una perduta autonomia politica e culturale. Lo spettacolo desolante di una sinistra che sempre più spesso delegava le analisi politiche ai sondaggisti, la propaganda ai programmi televisivi e la strategia agli editorialisti.
Insomma, su alcune cose non abbiamo cambiato idea, continuando a sederci ostinatamente dalla parte del torto.
E così continueremo a fare, in un modo o nell’altro, per i prossimi vent’anni.