Questa volta, nonostante ricorressero trent’anni esatti dal 16 marzo del 1978, non si può dire che il caso Moro sia tornato al centro del dibattito, come pure sarebbe stato ragionevole attendersi. Nuovi libri dedicati al tema sono stati pubblicati e altri sono stati ristampati per l’occasione. Politici, storici e giornalisti hanno aggiunto il poco che avevano da aggiungere al molto che è già stato detto…

Intervistato dal Corriere, Camillo Ruini ha affermato che quel che sarebbe accaduto a Eluana, con l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione, va descritto, se si vogliono “chiamare le cose col loro nome”, in questi termini: “Farla morire di fame e di sete”. Ora Eluana è morta. Il cardinale Barragan chiede perdono al Signore per coloro che l’hanno uccisa. Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, dice che pesano le firme non messe…

Ricapitolando, le cose sarebbero andate così: una sedicenne marocchina senza fissa dimora sarebbe riuscita a introdursi più volte in casa del presidente del Consiglio, facendogli credere di avere ventiquattro anni e raccontandogli un sacco di altre balle. Non solo. La stessa ragazza, approfittando vigliaccamente del suo buon cuore, sarebbe riuscita a spillare al nostro primo ministro diverse migliaia di euro. Non solo. Sempre lei, un’adolescente straniera senza fissa dimora, sarebbe riuscita…

Non è un caso che in questi vent’anni, dal crollo della Prima Repubblica a oggi, il “modello americano” sia divenuto il vangelo delle nostre classi dirigenti in ogni campo: politico, economico, istituzionale. Il caso irlandese, per esempio, è soltanto l’ultima conferma del parossismo ideologico che ha caratterizzato il nostro dibattito pubblico sul piano della politica economica: quanti autorevoli editorialisti e professori di liberismo ci hanno portato l’Irlanda a esempio, prima della crisi…

“Presidente, lei nella sua vita ha preso più applausi dai democristiani o dai comunisti?”, gli chiesi una volta pensando alle infinite standing ovation che ogni manifestazione del Pd, il suo partito, o dell’area di centrosinistra riservava a Oscar Luigi Scalfaro. “Indubbiamente la domanda è valida”, rispose il presidente con un guizzo di umorismo dei suoi. Disse che l’affetto che gli tributavano oggi le platee di sinistra non era paragonabile all’entusiasmo di quando era iniziata la sua vita pubblica nella Dc, ma perché era diverso il clima: il dopoguerra, gli anni della ricostruzione…