Le difficoltà che il nostro paese ha dovuto affrontare negli ultimi giorni sotto la pressione dei mercati internazionali hanno riportato al centro del dibattito il tema delle privatizzazioni. Partita dalle pagine dei giornali e passata sulla bocca degli esponenti di quasi tutti i partiti, la proposta è approdata fino in Parlamento, fatta propria – non si sa con quanta convinzione – anche dal ministro dell’economia Tremonti. Anche volendo prescindere da un’analisi dei potenziali introiti e delle conseguenze politiche e strategiche…

In Italia il grado di soddisfazione che le persone provano per la propria vita è declinato dagli anni novanta (dati World Values Survey ed Eurobarometro). A questo declino ha contribuito sostanzialmente la diminuzione della soddisfazione che l’italiano medio prova per il proprio lavoro. A sua volta tale declino è stato fortemente influenzato dai mutamenti nella legislazione del lavoro, che hanno reso il mercato del lavoro italiano probabilmente il più flessibile dell’Europa continentale. Dagli anni novanta…

Nel dibattito sulle riforme del mercato del lavoro ci sono due concetti molto usati, ma spesso non definiti, quindi utilizzati in modo ambiguo: flessibilità e sicurezza. A questi due concetti nebulosi se ne è aggiunto un terzo, quello di flexicurity, anche questo spesso utilizzato senza una sua precisa definizione e quindi in assenza di una discussione sulla sua importabilità in contesti socio-economici molto lontani da quello originario. Il termine flexicurity è stato introdotto nel dibattito…

Costruire automobili su larga scala è l’attività più complessa che esista nell’industria contemporanea. Vent’anni fa si diceva che per sopravvivere in un mercato globale dell’auto bisognasse produrre almeno 3 milioni di vetture l’anno. Oggi, con il prepotente ingresso di nuovi attori globali come Cina, India, Russia e Brasile, quella soglia minima è già salita a 6 milioni. Una quota che Sergio Marchionne ha detto di voler raggiungere attraverso un complesso piano di espansione dei volumi di produzione…

Sui fondi di private equity si è scritto molto. Qualcuno li celebra come paladini dell’efficienza globale, altri li percepiscono come entità inquietanti pronte a ghermire ogni possibile preda per fare profitti “a qualsiasi costo”. Come di consueto, il manicheismo non aiuta. Da un lato, infatti, i fondi di private equity possono favorire gli investimenti di imprese in fase di start-up, caratterizzate da fatturati simbolici e da strutture finanziarie…

Fino a qualche tempo fa, i pochi che ancora invitavano a non dare per scontata la profezia sulla progressiva e irreversibile perdita di ruolo degli stati sovrani tendevano a essere guardati come degli inguaribili passatisti, incapaci di comprendere la realtà del nuovo mondo globale. Questo avveniva sia nel campo degli studi giuridici, economici o politologici, sia nel dibattito pubblico. Oggi, improvvisamente, sembra di vivere in un altro mondo…

Tra tante discussioni su produttività e competitività del nostro paese – dalle polemiche sulle dichiarazioni di Sergio Marchionne al dibattito suscitato dal recente intervento del governatore Mario Draghi ad Ancona – si tende a rimuovere un elemento di fondo. Il fatto è che a partire dalla seconda metà degli anni Settanta la riduzione dell’economia italiana a quei settori e a quei modelli organizzativi che ancora la caratterizzano – il made in Italy e la piccola impresa – è stata contrabbandata…