Mercoledì 5 marzo, l’edizione pomeridiana del Tg3 apre con la notizia degli operai morti sul lavoro a Molfetta, seguita dalla rimonta di Hillary Clinton su Barack Obama negli Stati Uniti e dalla polemica su Alitalia nel nostro paese, con Silvio Berlusconi che parla della necessità di mantenere una compagnia di bandiera e con Walter Veltroni che polemizza con lui perché “non si può essere liberisti a giorni alterni”…

Sempre più spesso ritorna nel dibattito pubblico una domanda scabrosa: è lecito – e politicamente produttivo – parlare con l’Islam politico radicale? Domanda politicamente scabrosa proprio perché si pone, dopo l’11 settembre, in termini sempre più manichei. Dunque in un contesto che non può non esasperare la suscettibilità di chi si trova in prima linea, a cominciare da Israele. Il nodo politico che in Medio Oriente si è così aggrovigliato…

Ho provato ad argomentare altrove (mariodelpero.italianieuropei.it) che salvo cataclismi inimmaginabili Obama arriverà alla convenzione di Denver con una maggioranza chiara di delegati. Non vi sarà insomma una situazione di virtuale pareggio e non sarà possibile per Hillary Clinton conquistare la nomination senza un colpo di mano, che spaccherebbe il partito e pregiudicherebbe le possibilità di riconquista democratica della Casa Bianca…

Nel 1928 Mino Maccari pubblicava a Firenze, da Vallecchi, il suo “Trastullo di Strapaese”, dove criticava l’americanismo ribadendo il concetto che “dietro l’ultimo italiano c’è cento secoli di storia”. Sarebbe meglio “ci sono”, ma lui era senese e la lingua toscana ha sempre ignorato le regole miopi dell’italiano. Antonio Gramsci, più ruvidamente sardo, nel 1934 citò quel Maccari quando, nel quaderno 22, si occupò in maniera sistematica…

Questa volta, nonostante ricorressero trent’anni esatti dal 16 marzo del 1978, non si può dire che il caso Moro sia tornato al centro del dibattito, come pure sarebbe stato ragionevole attendersi. Nuovi libri dedicati al tema sono stati pubblicati e altri sono stati ristampati per l’occasione. Politici, storici e giornalisti hanno aggiunto il poco che avevano da aggiungere al molto che è già stato detto…

All’inizio di febbraio era difficile trovare qualcuno, sia tra gli osservatori sia tra i militanti del Partito democratico, disposto a credere davvero che la partita elettorale con il centrodestra potesse essere riaperta, soprattutto dinanzi alla scelta di rompere l’alleanza con la sinistra radicale. Il coraggio dimostrato con quella scelta e il grande slancio con cui il Pd ha avviato la campagna elettorale hanno invece determinato…

Fortunatamente, la campagna elettorale è finita. Ma anche a chi, come noi, ritiene che non sia stata proprio esaltante, vorremmo provare a spiegare perché è necessario votare e far votare per il Partito democratico. Non ci interessa enfatizzare i limiti dell’alleanza messa in piedi da Silvio Berlusconi, sottolineando il paradosso di uno schieramento che, nonostante il profilo più moderato assunto dal suo candidato premier…

E’ possibile che le elezioni del 2008 rappresentino una svolta. Che la svolta sia epocale è però lecito dubitare, se non altro perché la frequenza con la quale si annunciano le svolte epocali in Italia è tale da far dubitare del concetto stesso di epoca. Soccorre piuttosto un’altra celebre immagine di Aristotele. Il quale, per spiegare come nascano nelle teste degli uomini i concetti, ricorreva all’esempio di quell’esercito in rotta…

Nel piccolo spazio che si apre tra la campagna elettorale appena conclusa e la proclamazione del risultato ancora da scrivere – in questo breve tempo sospeso, pertanto, tra la propaganda e la propaganda – forse è possibile dirsi alcune semplici verità, che nessun risultato elettorale potrà smentire. Chiunque sarà il vincitore, è difficile resistere all’impressione che ci troveremo dinanzi a un ultimo giro di giostra…

Scrivo da un paese che, per la prima volta dalla fondazione della Repubblica, non avrà in parlamento né comunisti né socialisti. Questi ultimi c’erano stati ininterrottamente, se si esclude il ventennio fascista, per più di un secolo. Il voto del 2008 ridisegna il paese e ci costringe a dirci un po’ di cose chiare sullo scarto tra l’Italia com’è e l’Italia come ce la raccontiamo. Indubbiamente, per la sinistra in generale è andata male…

Lo scoglio della proposta presidenzialista attende il Partito democratico sul cammino delle riforme, nel mezzo di una difficile strettoia: da un lato un girotondismo sempre attivo e pronto alla scomunica di qualsiasi dialogo, dall’altro la tentazione di rifuggire da un’attenta disamina della sconfitta elettorale, imboccando la scorciatoia di un accordo a due con il Pdl, per imprimere un indirizzo definitivamente plebiscitario…

“Di chi dobbiamo avere più paura, babbo – domanda oggi la figlia di Bobo sulla prima pagina dell’Unità – di Montezemolo che attacca i sindacati o della Lega che li difende?”. Nel volto stupefatto del padre c’è tutto lo smarrimento del militante democratico. E anche del fedele lettore dell’Unità, che su quelle stesse pagine, a due giorni dalle parole di Luca Cordero di Montezemolo, non ha ancora trovato una sola replica…