E’ davvero divertente, oltre che molto istruttivo, leggere Avvenire in questi giorni di campagna elettorale. Da tempo il quotidiano della Cei diretto da Dino Boffo ha smesso di essere un bollettino ufficiale: è un foglio di battaglia, il mezzo di collegamento tra la base cattolica più militante e i vertici della Chiesa italiana. Un anno fa, in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, guidò la vittoriosa campagna astensionista ricorrendo agli strumenti di mobilitazione tipici dell’Unità anni Cinquanta-Sessanta: titoli apocalittici, paginoni, corsivi feroci modello Fortebraccio, editoriali infuocati…
La nota diramata dal Consiglio episcopale permanente “a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto” non contiene particolari novità. Vi si dichiara che “la legalizzazione delle unioni di fatto [è] inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo”, perché “deleteria per la famiglia”. Vi si sostiene che ancor più grave sarebbe “la legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile”...
A fine anno, è d’uopo interrogarsi su come sarà il prossimo. Parliamo un po’ fuori dai denti, allora, di quelli che metaforicamente si chiamano “poteri reali”. In Italia, almeno a immodesto giudizio di chi qui scrive, è inutile che pensiate alla politica, e da molti anni. Il potere più forte è senza ogni dubbio quello bancario. Ancora la settimana scorsa, Alessandro Penati su Repubblica ha aggiornato puntualmente i dati dello strapotere bancario…
Ci sono almeno tre modi diversi, per cavare grande sollazzo per alcune ore dalla lettura dell’ultimo libro di Massimo Mucchetti – “Il baco del Corriere”, edito da Feltrinelli al costo di 14 euro. Il primo, naturalmente, è di andare al sodo della proposta avanzata dal vicedirettore ad personam del Corriere: dimostrato – e Mucchetti lo dimostra, eccome se lo dimostra, cifre alla mano di tutte le compagini proprietarie dai Crespi in avanti – che i padroni del Corriere di volta in volta sono stati assai più tentati dal controllo a fini di potere o magari per scaricarci perdite proprie…
Ripubblichiamo qui l’intervista rilasciata dall’allora deputato del Pds Franco Bassanini ad Antonio Padellaro, uscita sull’Espresso del 31 maggio 1992, nel pieno del dibattito sull’elezione del presidente della Repubblica (l’occhiello recitava: “Quirinale/candidati mancati – Il consigliere di Craxi in corsa per il Colle? Il deputato Bassanini ha avuto un sussulto: lui non lo avrebbe mai votato. Qui spiega perché”)...
Le elezioni appena svoltesi in Israele costituiscono a nostro giudizio uno spartiacque tra una seconda repubblica di infinita transizione e una terza, segnata dal ritorno della politica come mezzo per affrontare e risolvere i problemi di fronte al paese. Questo è il big bang innescato e quasi incarnato da Sharon…
L’Italia è proprio un paese fantastico. Sono bastate pochissime settimane, ed ecco che le stesse testate e grandi firme dei giornali vicini all’attuale vertice di Confindustria sono passate in blocco da mesi e mesi di tambureggiante offensiva per aprire le porte allo straniero in Antonveneta e Bnl, alla scoperta che a questo punto senza lo scudo dei no discrezionali di Fazio l’italianità delle grandi banche è a rischio. Esposta alla protervia dirigista di gruppi come quelli francesi, dietro i quali – si tratti del credito come dell’energia, delle assicurazioni come delle tlc – c’è un governo capace di interpretare con forza la cornice europea…
In occidente ha prodotto grande sconcerto il risultato uscito dal turno di ballottaggio delle elezioni presidenziali iraniane, che ha visto la vittoria imprevista di un oscuro candidato conservatore sul “centrista” Rafsanjani. E dopo alcuni momenti di attonito silenzio, è cominciata la gran cassa dei commenti tesi a gettare ombre sui risultati…
Berlusconi ha perso, non per l’esito delle elezioni, ma per lo stesso motivo per il quale Garibaldi ha vinto. Ovvero: in Italia, così come non si può parlare male di Garibaldi nonostante la sua fine politica e militare ingloriosa, non si può parlare bene di Berlusconi. Il quale, in altre parole, non è riuscito a far diventare cultura il suo credo, la sua posizione politica, le sue idee. E pertanto ancora oggi, dopo dodici anni di berlusconismo, per molti Berlusconi non è stato altro che il punto d’incontro di interessi, di malaffare, di indecenza umana e politica, e non piuttosto, come io credo sia stato, innanzitutto e perlopiù il portatore di alcune (buone) idee per l’Italia…
Con il rinvio delle misure antiterrorismo e la penosa giustificazione addotta dal presidente del Consiglio, secondo il quale ora “il pericolo del terrorismo non è imminente”, si chiude definitivamente ogni dibattito sulle possibilità di ripresa della Casa delle libertà. Non è immaginabile un epitaffio più significativo per un governo di centrodestra in un momento simile, mentre la Lega ha già chiaramente impostato la sua campagna…
Pubblichiamo qui l’intervento di Gavino Angius al Comitato centrale del Partito comunista italiano (Roma, 20-24 novembre 1989), nell’ambito del dibattito suscitato dalla proposta del segretario Achille Occhetto di dar vita a un nuovo partito della sinistra.
Il traffico iraniano fa rimpiangere le scene più raccapriccianti della Salerno – Reggio Calabria. Nelle grandi autostrade di scorrimento a doppia carreggiata è possibile vedere di tutto: automobili che corrono contromano in corsia di emergenza…